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“L’amore” dopo un trauma cerebrale: la ricerca della Fondazione San Raffaele

posted by Fondazione San Raffaele il 24 marzo 2015
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In collaborazione con la Fondazione Don Carlo Gnocchi, l’Istituto di Ceglie Messapica esamina il mondo delle relazioni affettive e sessuali nei pazienti cerebrolesi. Il polo pugliese è l’unico in tutto il Sud Italia a partecipare all’indagine

Amare ancora è possibile. Anche dopo una grave lesione cerebrale. Ne sono convinti i ricercatori della Fondazione San Raffaele che, in collaborazione con l’istituto Don Carlo Gnocchi, stanno conducendo uno studio centrato sulle conseguenze dei traumi cerebrali in ambito psico-sessuale. Del pool messo in campo dal centro di Ceglie Messapica fanno parte il Primario Crocefissa Lanzillotti, Francesca Buonocunto, psicologa ricercatrice e Jorgen Navarro, Fisiatra dell’istituto pugliese.

La ricerca, avviata nel 2014 dalla fondazione Don Gnocchi di Sarzana, si pone un obiettivo di tipo conoscitivo: quello di osservare da vicino, attraverso la somministrazione di un questionario, la qualità di vita relazionale, affettiva e sessuale delle persone colpite da GCA (Grave Cerebrolesione Acquisita), nonché dei loro partner e caregivers. A riguardo, il contributo della Fondazione San Raffaele, che è subentrata nel progetto nel dicembre 2014, si è espresso nella raccolta di dati ad ampio spettro nel Sud e nel Centro Italia. «La fondazione San Raffaele – ha spiegato la dott.ssa Lanzillotti – ha raccolto una casistica interessante, essendo stata peraltro l’unica fonte di reclutamento dati del Sud Italia».

Alla base dello studio c’è la convinzione che, nell’ambito del percorso riabilitativo, la dimensione della sessualità sia troppo spessa relegata in secondo piano rispetto agli altri aspetti, come ha spiegato il Primario dell’Istituto pugliese: «la tendenza del modello riabilitativo più tradizionale è quella di mantenere separati la cura del paziente dalla sua dimensione relazionale, affettiva e sessuale». Un approccio innovativo quindi, quello promosso dalla Fondazione San Raffaele, che spinge la ricerca oltre i numeri e i semplici parametri vitali e si pone invece l’obiettivo di affermare l’interazione affettiva e la relazione sessuale come indici di qualità della vita non più trascurabili.

La specificità del progetto, rispetto a studi simili precedenti, è prendere in considerazione non soltanto i pazienti colpiti da traumi ma anche i loro partner, familiari e caregivers. Laddove la letteratura esistente in materia – per lo più anglosassone – si è concentrata prevalentemente sulle persone cerebrolese, e solo di rado sui loro compagni di vita, lo studio pone un diverso accento sugli aspetti relazionali.

«Tale progetto – ha sottolineato la dott.ssa Francesca Buonocunto – rappresenta la prima esperienza nel panorama nazionale e tra le poche in ambito europeo su questo tema. Noi operatori e gli stessi caregivers, ci rendiamo conto di quanto risulti compromessa la vita affettiva e sessuale di chi ha subito queste lesioni. Gli assetti relazionali, familiari e sociali vengono a stravolgersi, ma la questione – per quanto rilevante – pare venga deliberatamente omessa dalla lista degli aspetti da “riabilitare”».

I dati raccolti durante la ricerca sono al momento in fase di elaborazione. La loro presentazione è prevista nei prossimi mesi durante il convegno di respiro internazionale della EBIS.